Nel 2003 Stephen Shore, una persona autistica, ha coniato il termine “ecoemotività” per descrivere il fenomeno per cui è possibile SENTIRE l’emozione di un’altra persona, senza rendersi conto che non è la propria.
Stephen spiega che ha imparato, attraverso la razionalità a capire quando ciò che prova non gli appartiene: accade proprio che ci si senta pervasi dall’emozione di chi abbiamo intorno e la soluzione più funzionale è quella di chiedere a chi ci è accanto cosa sta provando, per trovare delle risposte e provare a lasciar andare quell’emozione che sentiamo, perché riusciamo a trovarne una spiegazione.
Inoltre, il pensiero visivo di alcune persone autistiche, può portarle anche a VEDERE attraverso le immagini, l’emozione in questione.
Questo processo è la conferma del fatto che molto spesso, le persone che appartengono allo spettro autistico, non solo provano emozioni ma che sono anche molto sensibili alle emozioni altrui anche se le espressioni del loro volto non coincidono con ciò che provano, come può accadere alle persone neurotipiche.
Ti è mai capitato di pensare che un bambino ti abbia quasi “letto nel pensiero”? A me si, molte volte. Si tratta di qualcosa difficile da spiegare ma che accade, proprio perché le emozioni ci attraversano il corpo e trasmettono energia.
Purtroppo però si conosce troppo poco dell’ecoemotività, io ho trovato poche righe a riguardo sul libro “Le percezioni sensoriali nell’autismo e nella sindrome di asperger” di Olga Bogdashina (lo so che stai pensando che il titolo non fa pensare ad un libro aggiornato con le nuove terminologie e ad una visione dell’autismo lontana da quella attuale, ma è un libro che ci permette tanto di ampliare l’argomento sensorialità, perciò vale la pena accettarne il titolo).
Quanto può essere difficile arrivare a questa consapevolezza?
Pensando ai bambini, per cui è difficile anche solo verbalizzare le proprie emozioni, come li si può guidare verso un ascolto profondo di sé?
La difficoltà più grande risiede nel fatto che, se non abbiamo accanto qualcuno che ci supporta, ascoltando e accogliendo ciò che diciamo, abbiamo il timore di non essere creduti.
Alcune persone autistiche, da adulte, dopo un lungo percorso di consapevolezza, imparano a conoscersi e comprendere che va bene percepire il mondo in maniera unica, perché siamo tutti diversi gli uni dagli altri (neurotipici, autistici, neurodivergenti).
Spero che ti sia stato utile questo piccolo articolo, se ti va di farmi sapere se hai esperienze a riguardo, sarò felice di leggere il tuo commento!